Nel futuro l’umanità tutta dovrà affrontare gravi problemi.
La FAO (Organizzazione mondiale dell’Alimentazione e dell’Agricoltura) ha stimato che entro il 2050 ci saranno circa due miliardi di abitanti in più rispetto ad oggi, mentre si dimezzeranno sempre più i terreni arabili pro-capite. In questo mondo complesso e sempre più urbanizzato c’è bisogno di una soluzione per assicurare il sostentamento della popolazione. Ma come fare?
Un valido rimedio al problema è stato proposto circa 10 anni fa da un certo signor Dickson Despommier, professore di microbiologia e discipline ambientali alla Columbia University, e cioè quello di creare dei grattacieli in grado di contenere delle coltivazioni direttamente in pieno ambiente urbano.
Il progetto è geniale: si tratta di costruire dei “grattacieli serra” autosufficienti dal punto di vista energetico (grazie a sistemi fotovoltaici ed eolici combinati con il riciclo di scarti organici quali grano e ortaggi scartati) che sarebbero in grado di produrre un massimo di 300 chili di raccolto per metro quadro. Occupando soltanto lo spazio di un isolato, la struttura si svilupperebbe verso l’alto fino a raggiungere anche i 30 piani. L’acqua utilizzata proverrebbe da diverse fonti, a seconda della posizione geografica (quasi sicuramente verrà integrato un sistema di accumulo delle acque piovane), ma in ogni caso il consumo sarà comunque ridotto grazie al sistema dell’idrocoltura, in cui la terra verrà sostituita da un substrato composto da argilla, fibra di cocco e diverse altre sostanze. L’Idrocoltura utilizza infatti circa il 70% d’acqua in meno rispetto ai tradizionali metodi d’agricoltura.
I pesticidi e tutti gli altri prodotti chimici, ora utilizzati largamente per combattere le malattie e piante infestanti, non sarebbero più necessari perché l’ambiente chiuso e protetto proteggerebbe le colture da questi pericoli. Sarebbero totalmente risolti anche i rischi di perdita del raccolto a causa del maltempo.
Il primo Grattacielo Serra sarà pronto nel 2014 a Linköping, in Svezia. Sarà alto 54 metri, l’edificio avrà un design obliquo per assorbire al meglio la luce solare e dovrebbe essere in grado di produrre una vasta gamma di verdure a foglia verde, tra cui insalata, senape, spinaci e sedano bianco. La struttura avrà 25 piani e si stima che potrà assicurare una produzione sufficiente per sfamare 350’000 persone.
Il prezzo dei prodotti sarà ridotto al minimo, visto che i cittadini potranno andare ad acquistare la merce direttamente sul luogo della produzione, cancellando le centinaia o migliaia di chilometri che al momento la merce è costretta a percorrere prima di raggiungere le tavole del cliente.
Anche a Milano c’è la probabilità che venga costruito a breve uno di questi innotaviti grattacieli, questa corrisponderebbe alla prima fattoria verticale del nostro Paese, progettata dagli architetti dell’Enea Gabriella Funaro e Giulio Mizzoni. La sua realizzazione è prevista in occasione dell’Expo 2015. Il progetto, cofinanziato da Enea, Agrimercati e l’Assessorato alla Salute del capoluogo lombardo, consiste in una struttura di 30 piani, per un complessivo di 10 ettari di superficie, concepito per soddisfare il fabbisogno di 25’000 persone. La distribuzione dei prodotti è poi prevista all’interno di un centro commerciale interno all’edificio.
Se questo progetto porterà effettivamente al successo, e quindi alla soluzione del futuro problema globale dell’alimentazione, verranno costruiti in ogni zona delle città e per la prima volta nella storia dell’uomo sarà assicurata una stabilità alimentare.
300 chili di raccolto per metro quadro sono già una CAVOLATA e…non vorrei che anche tutto il resto lo fosse! Per ridurre la fame nel mondo forse bisognerebbe restare più con i piedi per terra. Un contributo potrebbe darlo un progetto Made in Italy del 2006:
Un nuovo tipo di AGRICOLTURA senza OGM: sana, redditizia, è POSSIBILE ! con il Brevetto industriale n° 1372755 dal titolo “Meccanismo/serra a ruote panoramiche ”.La finalità del congegno è di affiancare un nuovo tipo di agricoltura a quella tradizionale a sviluppo planimetrico: si sviluppa in verticale. E’ una struttura meccanica coperta a forma di girarrosto/bobina. E’ fatta di vetroresina (vascone, colonne, pulegge, vasche, serbatoio, copertura) mentre le parti metalliche sono d’acciaio inox. E’ attivata dalla sola forza di gravità, soggetta a rotazione, con esposizione temporale delle colture alla luce del sole ed una migliore, naturale aereazione. Tra le pulegge della bobina sono inserite e longitudinalmente a esse agganciate n° 24 vasche ove l’humus, sempre adatto al tipo di coltura che si vuole praticare, è preparato “industrialmente”, con i sali minerali e i concimi giusti ed è riciclabile. Ne può fare ampio uso il vivaista ed è ideale per coltivarci tutti i tipi di verdura, fiori, piante aromatiche, fragole, ecc. Le dimensioni reali sono di ca. cinque metri di larghezza, profondità e altezza (fuori dal terreno) ma, se realizzata in scala ridotta (con piccole modifiche) può collocarsi su terrazzi e balconi, dando libero sfogo ai “contadini della domenica”. Triplica la superficie coltivabile perché sfrutta lo spazio aereo. Riduce dell’80% il fabbisogno d’acqua poiché mirata alle sole piantine e quella in eccesso viene recuperata . Consente agli addetti di lavorare da fermi e all’asciutto, evitando loro stancanti camminate nel fango e inutili piegamenti. Le colture sono protette dalle intemperie. Per saperne di più, contattare il Sig. Luciano Sansone al 388 7983413 che vi fornirà la documentazione riguardante il funzionamento, completa di particolari costruttivi. Un saluto.