Cuba ha deciso di permettere ai suoi cittadini di accedere al web (ed era anche ora!) aprendo 118 internet point sparsi per tutte le città della bella isola. Saranno attivi a partire dal 4 giugno e andranno ad aggiungersi agli altri 200 presenti negli alberghi, quest’ultimi disponibili soltanto per i turisti.
La scelta è stata resa pubblica il 28 maggio dal ministero delle Comunicazioni, che ha annunciato la possibilità di un allargamento del servizio al cavo sottomarino in fibra ottica tra Cuba e Venezuela, costruito quando al potere venezuelano c’era ancora l’ormai defunto presidente Chavez. Resta, tuttavia, preclusa la possibilità di connessione da abitazioni private. Queste limitazioni sono da sempre attribuite all’embargo degli USA ma l’opposizione, primo fra tutti il blogger Yoani Sanchez, sostiene che è semplicemente frutto di una limitazione ponderata e liberamente decisa dal governo cubano, allo scopo di assottigliare le comunicazioni della popolazione con il resto del mondo. Il costo sarà di 4,5 $ l’ora, un prezzo leggermente più basso rispetto ai 6 $ l’ora pagati per il servizio in hotel. L’ampliamento della connettività, a detta del ministero, è volta “a facilitare sempre di più l’accesso della popolazione alle nuove tecnologie”, ma vigono comunque obblighi di legge per il cittadino che usufruirà di questo servizio, tra queste righe si può leggere: “Il servizio non potrà essere utilizzato per compiere azioni che possano essere considerate dalle autorità competenti come dannose per la sicurezza pubblica, l’integrità, l’economia, l’indipendenza e la sovranità nazionale”.
La stessa Sanchez ha raccontato, nei suoi viaggi all’estero, i problemi di questo sistema limitativo e controllato dalle istituzioni: “All’inizio mi fingevo una turista tedesca per entrare negli alberghi dell’isola proibiti ai cubani e avere accesso alla rete“.