Il 26 novembre 2011 il rover Mars Science Laboratory (per gli amici Curiosity) fu lanciato nello spazio in direzione Marte, dove atterrò con successo e da quel momento si mise a curiosare sul pianeta rosso. Molte spedizioni, prima di questa, furono effettuate in direzione del Pianeta Rosso, la prima nel 1960 dall’Unione Sovietica, seguita da molte altre, in una sfida allo spazio tra URSS, USA e talvolta Giappone ed Unione Europea. Ma solo quest’ultima si è dimostrata la più concreta in fatto di prove scientifiche. Le analisi sono continuate senza sosta, ma solo in questi giorni si scoprì un fatto davvero saliente: quello che constaterebbe che Marte abbia potuto opsitare vita microbica!

COME L’HANNO SCOPERTO?

Curiosity è dotato di strumenti di analisi di campioni chiamato CheMin  (Chemistry Mineralogy), image.axdcombinato ad un altro di nome Sam (Sample Analyst at Mars), che hanno permesso al robottino di verificare le componenti della roccia perforata. I dati visualizzati sono stati, per la precisione: zolfo, azoto, idrogeno, carbonio e fosforo. Elementi che costituiscono le basi per la vita, almeno per come la intendiamo noi. Quindi, almeno per quella zona del pianeta, la vita c’era, risultando un ambiente sufficientemente umido, non eccessivamente ossidante, nè troppo acido nè troppo salato. Inoltre, è stato statisticamente provato che il 20% dei materiali analizzati sono composti da minerali argillosi, che si formano in presenza di acqua dolce.

“La gamma di ingredienti chimici che abbiamo identificato nel campione è impressionante, e mostra coppie di solfati e solfuri che indicano una possibile fonte di energia chimica per i microorganismi” ha affermato Paul Mahaffy, responsabile degli strumenti di misurazione Sam.

Al momento, comunque, le indagini sulla palla rossa sono sospese. Marte, infatti, si appresta a passare dietro il sole, dove sarà impossibile per i nostri scienziati proseguire le comunicazioni con Curiosity, abbandonato a sè stesso fino al ritorno di queste.