In un’immane tragedia come la guerra che vede contrapporsi il governo dei fedeli del dittatore Bashar al-Asad ai ribelli, il web non costituisce uno svago, ma un complesso strumento strategico per favorirsi nel conflitto. Ed è per questo che, casualmente, il collegamento al web è stato letterlamente cancellato nel lasso di tempo che parte dalle ore 18 del 7 maggio fino alle ore 17 del giorno dopo.
Dalla Bbc, ad Al Jazeera fino ad arrivare ai blog sulla guerra civile (attivi ormai da due anni, la durata attuale della guerra) escludono tutti categoricamente il guasto tecnico, d’altronde simili eventi erano già avvenuti in Egitto ai tempi della Primavera Araba. La società di Akamai, con sede al Mit di Boston e che gestisce il 30% del traffico web mondiale, spiega attraverso il loro country manager Luca Collacciani “In Siria è già successo altre volte. Lo scorso anno a novembre quando c’è stato un blocco abbiamo saputo che i ribelli stavano preparando un attentato contro l’aereoporto di Damasco. In questo casi il regime dichiara che ci sono stati attacchi terroristici che hanno provocato dei danni: in realtà spegne tutto. Anche in questo caso escludo l’ipotesi del guasto perché se fosse stato così i quattro cavi che collegano la Siria – tre sottomarini e uno via terra dalla Turchia passando da Aleppo – si sarebbero dovuti rompere contemporaneamente, ma soprattutto non si sarebbero potuti aggiustare in così poco tempo. Noi lo sappiamo con certezza perché in ogni istante siamo a conoscenza di quello che succede sui nostri server (133 mila in 30 nazioni, ndr).” Elio Colavolpe, il fotografo in Siria che venne rapito e rilasciato nel mese di aprile, afferma “Spesso accade quando ci sono i bombardamenti aerei, e così si bloccano le comunicazioni nella contraerea”.
Intanto il conflitto continua.
Pingback: Gmail attaccato da hacker iraniani | InformaticaLab Blog