Ecco alcune semplici regole sulla fotografia. Gli esperti del settore sapranno certamente come spiegare in modo più tecnico le differenze, ma i profani della fotografia, almeno all’inizio, si potranno accontentare di questa lezione molto semplificata.

Partiamo col dire che Macrofotografia e Microfotografia sono due termini equivalenti (o quasi, precisamente la Micro è un sottotipo del genere Macro), e allora perchè ci sono due parole per uno stesso significato? Si tratta di una questione commerciale dei due maggiori esponenti del settore: Canon e Nikon. Ad esempio, la Nikon vende questo tipo di ottiche con il nome di Micro Lens, mentre la Canon mette in commercio un prodotto con lo stesso fine, ma chiamato Macro Lens. Qual’è il succo? La possibilità di

Macrofotografia
Macrofotografia

immortalare dettagli minuscoli (insetti, gocce d’acqua, ecc…) proprio grazie a questi obiettivi. Per parlare di Microfotografia (o macro) ci deve essere un fattore di ingrandimento di almeno 1:1, ovvero che il sensore della fotocamera catturi l’immagine alle reali dimensioni del bersaglio. Ci sono poi ottiche in grado di ottenere un risultato di 2:1, 3:1 fino ad arrivare anche a 30:1, cioè la capacità di fotografare il soggetto due, tre, venti, trenta volte più grande di quello che in realtà è.

Il Close-up, invece, non è altro che il primo piano di un soggetto. In questo caso il fattore soggetto. L’oggetto della foto sarà l’unica cosa a fuoco nella fotografia, ottenendo così sfocato tutto quello che sta davanti o dietro il bersaglio. Qui il fattore di ingrandimento sarà a sfavore, quindi 1:2, per esempio, nel quale in sensore cattura l’immagine alla metà della sua dimensione. In qualità fotografica (foto 10×15 cm) lo scatto stampato occuperà l’intero spazio.