La tecnologia non si ferma mai, è stato infatti compiuto un nuovo passo avanti per lo sfruttamento della luce per la trasmissione di dati. Il sistema è stato dimostrato da due team di ricercatori tutti italiani della Sapienza di Roma e dell’università Federico II di Napoli, guidati da Fabio Sciarrino per la Sapienza e da Lorenzo Marrucci per la Federico II.
Per la prima volta si è potuta dimostrare la possibilità di comprimere e decomprimere le informazioni scritte nei fotoni (pacchetti di luce) senza correre il rischio di perderle. Lo straordinario risultato è stato riportato da Nature Photonics e l’intero studio è stato finanziato dal progetto europeo Phorbitech nell’ambito del programma Fet (Future Emerging Technologies). Fino ad oggi un fotone poteva trasportare solamente l’equivalente quantistico di 1 bit d’informazione (il ‘qubit’ che può avere valore zero, uno oppure, in alternativa, trovarsi in un preciso stato quantistico che comprende entrambi i valori), ma lo studio italiano ha dimostrato che è possibile racchiudere in un’unica particella di luce tutti i dati che verrebbero normalmente scritti in due o più fotoni, con tanto di processo inverso. Per fare in modo che un solo fotone riuscisse a trasportare più qubit alla volta lo si doveva generare direttamente in questa condizione.